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Coverbands.

Luciano Lo Casto

Nel 2009, vi avevamo parlato del giovane cantastorie Luciano Lo Casto. Poco tempo fa, ci ha comunicato di essere in sala di registrazione e ci ha inviato in esclusiva, l’anteprima di alcuni brani che faranno parte del suo primo album dal titolo "Alla Spina": non sono più grezzi, sporchi e cattivi, ma hanno preso forma ed armonia, delineando la grande maturazione musicale e personale, avvenuta attraverso il suo continuo vagabondare in giro per il mondo; sempre alla ricerca di nuovi stimoli, nuove sonorità e nuove storie da raccontare.

Playlist - Luciano Lo Casto

A_Lindsay_e_Ginsberg_da_parte_mia

Daiman_Matar

FouRRosesNight

Notte

Prosecco

Valium

Winston Blue

 




u’re in:




Blueside

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Ci sono persone nate e cresciute a Los Angeles che non hanno mai sentito nominare Tom Waits. Sembra strano? 
Per chi ha avuto la curiosità di addentrarsi nel mondo vissuto e dipinto da questo signore risulterà essere l’ennesimo aneddoto da registrare (anche se assolutamente sorprendente), perché si sarà già accorto di quanti elementi bizzarri è fatto.   Angoli di strade, sotterranei abbandonati, vicoli bui, locali fumosi, motels di periferia, puttane, poeti beat, disgraziati di ogni tipo, sono atmosfere e personaggi da cui Mr. Waits è sempre stato attratto nelle sue migrazioni da una città all’altra.    
Dalla raccolta di questo materiale disumano attinge con estrema sensibilità e fantasia, raccontandoci un numero sconfinato di storie e di sentimenti attraverso le sue corde vocali capaci di esprimere con un solo vocalizzo un intero vissuto.   Mentre Fabrizio De André recitava “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” dando agli emarginati una voce fatta di perfetta umiltà, non nascondendo tuttavia l’indignazione, dall’altra parte del mondo Tom Waits ha esaltato ai vertici più alti sentimenti e stati d’animo dei diseredati, dei naufraghi del grande sogno americano, senza però scorgere, e quindi suggerire, facili vie d’uscita.
Sono giunto a lui casualmente ed è stata sicuramente la particolarità del suo linguaggio musicale, la perfetta imperfezione di tutto quel che si ascolta nei suoi brani ad accendere il desiderio di rovistare nella sua miracolosa danza esistenziale, arrivando successivamente all’analisi dei testi.
Mi chiedo se altrettanto casualmente sono arrivate a lui le decine di star della musica internazionale, scegliendo poi di re-interpretare le sue canzoni o (i più fortunati) invitandolo a comparire nei propri album, artisti del calibro di Bruce Springsteen, Patti Smith, Elvis Costello, Rolling Stones, Rod Stewart, Jonny Cash, Holly Cole, Jack Kerouac e molti altri.

Ascoltando alcuni pezzi di Tom Waits con amici musicisti ho potuto condividere la genialità della sua arte e la mia voglia di confrontarmi con Lei, specialmente per provare ad attraversare quella soglia che sta in bilico tra il rigore e la follia pura, tra il dissonante e il sorprendente, tra il sacro e il sexy.   Indubbiamente, abbiamo preso coscienza del tipo di sfida a cui andavamo incontro, perché con lui sai “da dove” e “come” parti ma non sai “dove” e “come” arrivi, tuttavia il tentativo ci è sembrato doveroso.
Ecco quindi la nascita del progetto Blueside, un contenitore di partiture e di emozioni dentro cui tuffarsi, una sorta di palestra costruita per “allenarsi” e misurarsi in un incontro di pugilato o di lotta grecoromana con il nostro maestro.   La fortuna di aver trovato dei compagni di sventura disposti a lasciarsi suggestionare è stata per me un punto di partenza fondamentale e tuttora un ingrediente basilare di questa formazione, per il resto, consapevoli di trovarci di fronte ad un “peso massimo”, proviamo a mettere in gioco ogni sera il frutto del nostro percorso.

BLUESIDE

Max Marchesi  - voce, chitarra acustica
Stefano Galli - chitarre elettriche, ultrasuoni
Roberto Frassini Moneta - contrabbasso
Gregory Gritti - batteria, percussioni, rumori

Per esigenze di varia natura, abbiamo proposto il medesimo repertorio con una formazione ridotta a due o a tre elementi.

Contatti :  Max

Telefono - 349 2204344
e-mai - max_marchesi@virgilio.it


   



Luciano Lo Casto


BIO...PSIA

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Luciano Lo Casto di cui i penati: Avellino, 01/12/1983.
I primi anni li trascorre a Napoli… col parentado materno. I genitori, per lavoro, sono costretti a peregrinare da un posto all’altro - lui dappresso, piccolo, duenne. Tocca quindi Stresa, Milano, Novara, Legnano ove vivrà fino alla licenza media.
Incline alla musica già dall’età di cinque anni suonacchia la chitarra e le percussioni, il pianoforte… - con preannunciata solerzia. Studia batteria con due valenti e affermati maestri. Parimenti il pianoforte da autodidatta. Seccato della vita legnanese, col benestare genitoriale, rincasa a Napoli, dai nonni. Tredicenne viene ammesso al conservatorio di Avellino. Mena però una vita sregolata e intemperante… gli insuccessi scolastici si affastellano, punteggiano tutta la sua carriera.
Di concerto i genitori si trasferiscono, lo riprendono con sé - continuerà il conservatorio a Latina.
Studia pianoforte con un esimio concertista… inizia a scribacchiare canzoni.
Compiuti i 18 anni lascia tutto: conservatorio, affetti… parte alla volta di Madrid raggiungendo il suo caro amico Benicio.
Movida, fiestas… La Spagna lo forgia. Gravida di singolarità, bizzarria, eterodossia… ne subisce il fascino: ci resterà per quasi un anno.
  
   Torna dunque in Italia, diciannovenne, per un breve periodo e riprende gli studi di pianoforte con maggiore lena. Continua a comporre.

   E’ di nuovo in Spagna, Barcellona. Riesce a penetrare nel mondo dei gitani… si fa benvolere. Impara da questi a suonare la fisarmonica, i canti tradizionali… suona per strada, conosce un gruppo circense, compone e suona con loro - vi resterà per quasi 2 anni.
  
   Nel 2005 è ancora in Italia. Soggiorna per un anno sull’isola di Ponza… tra scorribande notturne, sbronze di portuali e pesca. Abbandonata l’isola lavorerà, qualche tempo dopo, come giornalista presso il giornale regionale la provincia - sede di Minturno. 
Si dimette.   
  
  A 22 anni è a Parigi - Benicio al seguito. Vita d’espedienti, al bivacco, per strada… il mese successivo rincasano.

Dopo qualche settimana è di ritorno. Vive e lavora in una stamberga (ex camerino degli attori) di un teatrino de “la Bastille” in cui compone musica per gli spettacoli di marionette. Il soggiorno parigino durerà fino a settembre del 2008 - intramezzato da viaggi in Belgio, Inghilterra, Spagna.

Maggio 2009 - conosce il rinomato pianista Teo Ciavarella. Questi, affascinato dalle composizioni del giovane cantautore, lo inviterà sempre più spesso a suonare durante le sue serate/concerto, facendolo fiancheggiare da artisti quali Ellade Bandini, Gianluca Bassi, Lele Barbieri e tanti altri. 

Mail: incarenaggio@libero.it

 

 



Boogieman Orchestra)


David Muldoon - voce e chitarra
Domenico Demarinis - chitarra
Agostino Marino - contrabbasso
Mauro Sansone  - batteria
Stefano Tessadri - hammond/fisarmonica

David Muldoon, anagraficamente proviene da Miami, Florida, ma il suo tortuoso percorso di vita lo ha portato a New York prima, quindi a Los Angeles ed in ultimo, dopo infinito peregrinare, a Milano, dove attualmente vive e scrive la sua musica con i Boogieman Orchestra.
In modo parallelo rispetto alla produzione dei brani originali, David coltiva con religiosa devozione l'interpretazione di brani tratti dalla lunga carriera di Tom Waits.
La voce cavernosa e l'irruente presenza scenica di David Muldoon ricordano molto da vicino gli eccessi del giovane Tom Waits.
Il concerto di tributo proposto mensilmente da Dave Muldoon e dai Boogieman Orchestra al Nibada Theatre non è soltanto una semplice riproposizione di cover, ma una vera e propria interiorizzazione del messaggio waitsiano che diviene messaggio universale, canone di vita. La serata è ormai inevitabilmente diventata motivo di incontro per tutti i "rain dogs" sparsi per il mondo che si incontrano in Via Gola a Milano per evocare la presenza del ragazzo di Pomona.

< clicca qui per scaricare una cover dei Boogieman >

 

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