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Due righe su Real
Gone
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ascolta il brano How's it gonna end >
…..il
nuovo e attesissimo album, registrato interamente in una vecchia scuola sulle
rive del Mississippi (non a caso terra del blues), propone, secondo le parole
utilizzate dallo stesso Waits nella lettera indirizzata al nostro Fan
Club - "canzoni
sulla mamma, liquori, treni e la morte. Politica, topi, guerra,
impiccagioni, balli, automobili, pirati, fattorie, il carnevale,
e i peccati. In altre parole il solito vecchio sporco
lavoro.”
Questo solito vecchio
sporco lavoro che è Real
Gone, è stato scritto e prodotto da Waits e dalla
moglie Kathleen Brennan (sua musa e collaboratrice da oltre
20 anni), Waits ha messo insieme le 15 canzoni del nuovo
album, avvalendosi della preziosa collaborazione del fedele
Larry Taylor al basso e chitarra, del mitico Mark Ribot
alla chitarra, di Brain Manita alla batteria, di Les Claypool
dei Primus al basso elettrico, di Harry Cody alla chitarra
e al banjo, nonché di Casey
X. Waits alle percussioni (il figlio di 19 anni che per
la seconda volta, partecipa alle registrazioni del padre).
Ingegnere del suono Mark Howard (già collaboratore
di Iggy Pop, Bob Dylan e Lucinda Williams).
L'ultima fatica di Waits in realtà, sorprenderà non
poco i suoi numerosissimi fan.
Il primo smarrimento musicale,
si trova nel fatto che per la prima volta, Waits è orfano del suo inseparabile pianoforte,
abbandonato volutamente per lasciare spazio ad una fusione di
suoni e ritmi in cui confluiscono evidentissime tracce di hip
hop (tecnica acquisita dai figli Casey e Sullivan, che ascoltano
sola musica rap) , funky-tecno, mambo, del blues di “ Make It
Rain”, ai groove jamaicani, e soprattutto l'uso della sua voce
sfruttata come strumento a percussione, specialmente nei brani “ Top
Of The Hill, "Hoist That Rag" o l' Hidden-Track finale "Chicka
Boom", o al puro “cubist-funk” (t erminologia coniata da
Waits), che troviamo in “Shake It”, sintetizzando un gusto
quasi paradossale per i suoni.
Tuttavia, nonostante Waits abbia privilegiato
in Real Gone la ricerca sonora, non ha assolutamente abbandonato
il suo universo stilistico e la sua vena poetica che possiamo
ritrovare in “Green
Grass”, una struggente ballata d'amore che non può non
toccare il cuore, alle storie sciancate di “ Don't Go Into That
Bam”, o alle seducenti "Sins Of My Father", "Dead
And Lovely" e “Trampled rose", e infine al brano di
chiusura “ The Day After Tomorrow”, che rappresenta la prima
vera canzone dichiaratamente politica scritta da Waits con chiari
riferimenti alla situazione attuale, che è anche stata
inserita nella compilation “Future Soundtrack of America”,
edita questa estate dalla Barsuk Records.
Di sicuro, Real Gone, è un lavoro eclettico, intenso e “spiazzante”,
che svela l'ennesima metamorfosi Waitsiana tanto cara ai più incalliti
estimatori del buon vecchio Tom .
Un album
certamente non facile, che richiederà prolungati
ascolti ma, alla fine, questo straordinario saltimbanco anticonformista,
questo spirito guida che ha influenzato un'intera generazione di
musicisti, ancora una volta riuscirà a trascinarci
sul suo sgangherato carrozzone e a farci sognare.
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nuovo album >
La
nostra recensione
BV ha avuto l'opportunità di ascoltare in anticipo il nuovo album
in preparazione della presentazione in anteprima mondiale alla Fnac di
Milano (cfr. sezione eventi). Abbiamo quindi fissato le nostre prime
impressioni in una telegrafica recensione.
01)
Top of the hill
Pezzo rumoroso, ritmato, il cui incipit ricorda quello originale di "Big in Japan" con
il parlato "Stop and get me on the ride up".
02) Hoist that rag
Il ritornello è un ruggito, la canzone è orecchiabile, il ritmo è accattivante
con assoli graffianti di chitarra qua e là..
03) Sins of my father
Atmosfera tipo "Shore Leave", ma il ritmo è più avvolgente ed il
testo profondo e visionario al tempo stesso.
04) Shake it
Torna il rumore, la chitarra distorta, la batteria impone un ritmo
incalzante per un vero pezzo rock che non t'aspetti.
05) Don't go into that barn
Continua il Rock rumoroso, "Big Black Mariah" è tornata, ed ora si aggira "In
the Coliseum".
06) How it's gonna end
La chitarra torna ad essere melodiosa come in "Strange Weather", e la voce
si addolcisce.
07) Metropolitan glide
Un parlato scat tipo "Step Right Up" si accompagna comn un ritmo rumoroso
ma scarno, sincopato ma ricco di campionature.
08) Dead and lovely
Torna il menestrello, il cantore e poeta, per questa dolce melodia alla chitarra,
per questa storia tutta da ascoltare, malinconica e riflessiva.
09) Circus
L'effetto '78 (di "Innocent when u dream", per intenderci) accompagna questo
parlato che sembra "Franks Wild Years", ma l'atmosfera è più sinistra,
alla "What's he building".. anche se sonorità tipo banda di
strada richiamano il Circo del titolo.
10) Trampled rose
Un altra rosa fa capolino nelle storie di Tom, in una canzone che ricorda "Raindogs" ma
con ritmo molto più addolcito, con chitarra pizzicata come in "All the
world is green".
11) Green grass
Restiamo in una situazione "Green".. anche qui "All the world is green"..
la voce qui è forse più profonda.. ma l'atmosfera è la
stessa.. dolce.. rilassante.. sognante.. rassicurante..
12) Baby gonna leave me
E ora via! "Going out West"! Chitarre elettriche, urla lancinanti, il rumore
torna padrone.
13) Clang boom steam
Mini traccia tipo quella di Bone Machine "Let me get up on it"
14) Make it rain
Il suono è sempre rock, chitarra, basso e batteria accompagnano questo
pezzo rock, sentito ma non urlato.. un po' come se fosse "Way down in the hole",
ma in versione più Rock.
15) A day after tomorrow
Riappare la chitarra acustica per il pezzo più folk-blues dell'album,
con un'atmosfera che ricorda a tratti "Hold on", a tratti "Pony", a tratti "Fall
of Troy".
16) Chick a boom (hidden track)
Tom che strepita su una "Chick a
boom" che
lui stesso ripete all'infinito.. niente strumenti, lo sperimentatore si
diverte.
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